L’ultima frontiera della riduzione dei solfiti nel vino arriva da Soave. Si chiama “Simposio” lo studio finanziato da Regione Veneto che vede protagonista il Consorzio di Soave e i Dipartimenti di Biotecnologie e di Informatica dell’Università di Verona. Grazie allo “Sviluppo di una architettura portatile per l’implementazione di modelli previsionali della shelf-life del vino Soave”, sarà possibile prevedere la capacità di resistenza agli stress della conservazione e del trasporto del nettare, gestendo meglio l’impiego della solforosa in cantina.
“Simposio – spiega il Consorzio – si propone di creare un sistema di classificazione della shelf-life dei vini Soave basato su analisi elettrochimiche e colorimetriche facilmente implementabili in cantina, abbinando a tali approcci soluzioni IoT (Internet of Things) e tecniche di intelligenza artificiale (IA) per lo sviluppo del modello predittivo”.
Parole difficili che hanno, in realtà, un significato molto semplice: il sistema “Simposio” sarà in grado di supportare gli enologi durante le varie fasi della vinificazione, allo scopo di ottenere vini più “sani”, grazie a un migliore impiego dei “conservanti” del vino: i tanto temuti “solfiti“, ovvero l’anidride solforosa (SO2).
“Il Consorzio del Soave – spiega Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave – si conferma uno dei più attenti all’innovazione. In questo momento stiamo seguendo una decina di progetti assieme alle Università venete, da Venezia, a Padova, a Verona, rivolti sia alla viticoltura sostenibile, che alla tutela del paesaggio e all’innovazione nel settore enologico. Stiamo lavorando in sinergia con le nostre imprese, rispondendo alle sfide che devono affrontare ogni giorno. I risultati saranno quindi condivisi e messi a disposizione, perché diventino un patrimonio di tutti”.
A Soave, del resto, si parla di longevità dei vini bianchi già dai primi anni Duemila, con la manifestazione “Tutti i colori del bianco”. Il nuovo strumento sarà utile a capire quali caratteristiche rendono il Soave uno dei vini bianchi italiani più adatti all’affinamento in bottiglia. Sarà utile, inoltre, all’ulteriore valorizzazione dei 33 cru, riconosciuti nei giorni scorsi dall’Unione europea.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia.